Firenze 16 settembre 2004
Comunicato stampa
[highlight=red]Affido condiviso. Dopo 11 anni e 4 legislature
finalmente la legge va alla Camera
Ma c’è il rischio che dalle nuove regole siano esclusi
i figli di genitori già separati. [/highlight]
Tra le novità: il costo del lavoro di cura e l’obbligo di controllo su beni e redditi.
La Commissione Giustizia della Camera ieri ha licenziato il progetto di legge sull’affidamento condiviso dei figli di genitori separati. Si tratta di un evento storico che giunge dopo un attesa di 11 anni e 4 legislature. Non è ancora legge, ma mai si era giunti così avanti.
Purtroppo non mancano le preoccupazioni per gli stravolgimenti minacciati da più parti che toccano tutti i punti qualificanti del progetto – l’effettiva pari dignità dei genitori, il mantenimento diretto e la mediazione familiare - e che utilizzano demagogiche distorsioni dei suoi contenuti.
Oltre a ciò c’è un aspetto preoccupante nel progetto, ed è il tentativo di tagliar fuori dalla riforma intere generazioni. C’è il pericolo che in aula vengano limitate le nuove regole e i benefici dell’affido condiviso solo ai figli delle coppie che si separeranno in futuro. C’è il rischio insomma di una riforma non retroattiva, valida solo per le future separazioni.
Questo perché alcuni deputati sono preoccupati per l’eccessivo contenzioso che potrebbe intasare le aule dei tribunali una volta che migliaia di coppie già separate e divorziate decidano di avvantaggiarsi delle nuove norme.
Ma se il Parlamento ritiene più favorvoele per figli l’affidamento condiviso allora perché escludere i bambini e i ragazzi delle coppie già separate? L’Italia è ancora il fanalino di coda dell’Europa in materia di affidamento congiunto e condiviso. In Germania, in Francia, in Scandinavia, e nella maggior parte dei Paesi europei, l’affido congiunto è la regola, l’affido esclusivo l’eccezione. Tutto il contrario di quanto accade nel nostro Paese.
“Con questa norma rischiamo di avere figli di serie A e figli di serie B”, avverte Marino Maglietta, presidente dell’associazione di genitori “Crescere Insieme” e ideatore del disegno di legge sull’affido condiviso -. Certamente ci sarà una fase di transizione con un maggior lavoro per i tribunali, ma togliere la possibilità di rientrare ope legis potrebbe costringere gli stessi soggetti interessati ad attivare tortuosi procedimenti legali, sicuramente più conflittuali e onerosi. Per non dire della probabile incostituzionalità di un doppio regime.
Esprimiamo totale dissenso contro un intervento di questo tipo. Se così fosse ci mobiliteremo per scongiurare il pericolo di una riforma a metà”.